L'esclusione dell'Albenga dal campionato di Serie D segna la fine di una parabola discendente che ha visto la storica società ligure precipitare nel caos organizzativo e finanziario. A raccontare il drammatico epilogo è l'ex portiere Riccardo Galletti, che in un'intervista esclusiva a TuttoMercatoWeb.com ripercorre gli ultimi mesi della squadra.
Il giovane estremo difensore, classe 2003, era arrivato ad Albenga lo scorso ottobre, trovando inizialmente una situazione apparentemente solida. "Quando sono arrivato io a ottobre la situazione mi sembrava positiva, c'erano staff e giocatori di esperienza, era piacevole anche stare al campo, e a livello organizzativo non mancava niente, ma nel giro di una settimana è iniziato l'incubo: con il passare dei giorni si sono dimessi tutti, mancavano pagamenti, mancava l'organizzazione. E di conseguenza è arrivata la disfatta che tutti avete potuto vedere", racconta Galletti.
Il deterioramento della situazione è stato rapido e inesorabile. Nonostante le rassicurazioni del presidente riguardo l'ingresso di una nuova società, la realtà si è rivelata ben diversa. La mancanza di fondi per le trasferte è stato solo il primo segnale di una crisi profonda che ha colpito ogni aspetto della gestione del club.
La situazione è precipitata a dicembre, quando nessun tesserato, né vecchio né nuovo, aveva ricevuto gli stipendi dovuti. La squadra ha protestato rifiutandosi di scendere in campo contro l'Imperia, ma dal presidente non è arrivata alcuna risposta. Il nuovo anno non ha portato miglioramenti: la società si è trovata sprovvista persino dei materiali basilari per gli allenamenti, dall'acqua calda ai palloni, fino alle divise.
La gestione tecnica è diventata precaria, con un singolo allenatore che doveva occuparsi sia della prima squadra che della Juniores, mentre una sola figura ricopriva contemporaneamente i ruoli di direttore sportivo, direttore generale e addetto stampa. Dopo la scadenza della deroga per mister Massa, la panchina è stata affidata al padre di un giocatore, unico in possesso del patentino necessario per la Serie D.
Gli eventi hanno preso una piega ancora più inquietante con il ritrovamento di bombe carta negli spogliatoi. La situazione ha toccato il fondo quando la squadra ha riscontrato difficoltà persino nel rientro da una trasferta a causa del mancato pagamento all'autista del pullman.
La fine è arrivata in modo improvviso e unilaterale: durante un allenamento, il presidente ha comunicato il ritiro della squadra dal campionato, inviando una PEC alla Federazione senza consultare giocatori e staff. "Non potevamo far nulla noi, con una PEC già inoltrata saremmo stati passibili a denuncia se ci fossimo presentati al match", spiega Galletti riferendosi alla partita contro il NovaRomentin.
Per il portiere, arrivato dalla Svizzera dopo una pausa forzata, Albenga rappresentava un'opportunità di rilancio in una piazza storica, con cent'anni di tradizione alle spalle. Ora, come i suoi compagni, si trova in un limbo: impossibilitato a tesserarsi per altre squadre in attesa di una deroga federale, nonostante sia pronto e allenato per un eventuale ingaggio.
La vicenda dell'Albenga rappresenta l'ennesimo caso di una società calcistica italiana che, nonostante la sua storia centenaria, si trova a dover chiudere i battenti a causa di una gestione societaria inadeguata, lasciando atleti e dipendenti in una situazione di grave incertezza professionale.
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