Quattro giorni di ritiro intenso per ritrovare compattezza e sgombrare la mente dalle paure che hanno condizionato le ultime prestazioni. Francesco Baldini, allenatore della SPAL, ha tracciato un bilancio positivo del periodo trascorso a stretto contatto con i suoi ragazzi, durante la conferenza stampa che precede l'importante sfida casalinga contro il Legnago.
Il tecnico della formazione estense deve però fare i conti con numerose assenze che complicheranno le sue scelte di formazione. Non saranno disponibili gli squalificati Galeotti, Fiordaliso e Zammarini, tutti fermati per un turno dal giudice sportivo, oltre agli infortunati Sottini, Arena, Paghera e Bidaoui. Una nota positiva arriva dal recupero di El Kaddouri, che torna tra i convocabili per la prima volta dal primo febbraio.
Sulla decisione di portare la squadra in ritiro, Baldini ha spiegato: «La scelta nasce dal primo tempo fatto col Pineto. Ne ho parlato col direttore e quindi si è deciso di stare insieme al di là del campo. Non volevo limitarmi a stare con i ragazzi in occasione degli allenamenti, ma tutta la giornata. Quindi è una responsabilità mia.
Sarà poi il risultato di domenica a dire se la scelta è stata azzeccata o meno. Ci sono stati dei confronti e delle analisi delle difficoltà. Sappiamo tutti che lavorare sulla testa è la cosa più complicata. Per cui ho avuto dei colloqui sia coi singoli sia col gruppo perché il momento imponeva di farlo».
L'allenatore ha poi svelato un dettaglio significativo emerso durante questi giorni: «Nell'ultimo giorno ho chiesto ai ragazzi qual è la loro priorità lavorativa. Nessuno mi ha parlato di contratti o di cosa succederà a stagione finita. La risposta è che tutti vogliono salvare la SPAL.
Che è la stessa priorità che ho io da un mese e mezzo. A breve termine l'obiettivo numero uno è ovviamente battere il Legnago e possibilmente evitare di prendere gol, a maggior ragione nei primi dieci minuti. Per cui sul campo e fuori abbiamo lavorato su ogni singolo dettaglio. Il minimo comune denominatore è che dobbiamo salvare la SPAL.
Non esiste neanche più il giocare mezz'ora o titolare, questi aspetti non mi interessano e non li sto a guardare. Non mi interessa nemmeno se i giocatori vanno a cena tra loro o sono amici oppure no. Qui si tratta di avere un certo tipo di atteggiamento per portare a casa l'obiettivo».
Baldini ha rivelato anche alcuni aspetti organizzativi del ritiro: «Prima di partire per il ritiro avevo anch'io il timore che pur stando tutti nello stesso luogo potessero esserci poche interazioni a causa delle tante distrazioni che ci sono a disposizione oggi. Infatti ho vietato a qualcuno di portare la Playstation perché volevo stare con loro. Però in questi giorni ho visto le cose giuste.
Ho visto i ragazzi giocare a carte e stare insieme con un gioco da tavolo. Abbiamo condiviso tutti i pasti e fatto allenamenti doppi in cui ci siamo concentrati specificatamente su attacco e difesa. Per cui mi sento di dire che è stato un ritiro un po' come quelli che facevo io ai tempi in cui ero giocatore.
Per come va il calcio oggi questi momenti andrebbero riproposti sia alla chiusura del mercato estivo sia dopo quello invernale, perché soprattutto a luglio si va in ritiro con un gruppo che poi non assomiglia per nulla a quello che ci si ritrova a settembre».
Sul modulo e sulle scelte per la partita contro il Legnago, il tecnico ha chiarito: «Abbiamo visto tutti che non è una questione di moduli o di scelte dei singoli. Magari fosse così. Se il problema fosse tattico avrei già trovato la soluzione.
La strada che abbiamo intrapreso di recente è quella del 352 ma potrebbe esserci anche qualche sorpresa. Andrà in campo chi è più spensierato, perché qui tanti ragazzi giocano come se avessero uno zaino pieno».
Un'altra certezza per la sfida di domenica sarà la presenza dal primo minuto di Mirco Antenucci: «Mirco giocherà dal primo minuto. Ma poi non è che con me sia mai sato fuori. Che siano 40 minuti o 90 minuti, mi interessa ciò che possono dare i ragazzi. Non ho escluso nessuno, ho fatto delle scelte valutando l'intera gara. Mirco può essere decisivo sia dall'inizio sia a partita in corso.
Dal punto di vista mentale non lo vedo in affanno: è esperto, si sente responsabile, non vuole chiudere la sua carriera in negativo. Ha giocato a Bari che non è affatto una realtà semplice. Sa come gestire certe sensazioni e deve fare in modo di trasmettere la sua esperienza ai compagni».
Infine, una riflessione sull'atteggiamento che la squadra dovrà avere: «I ragazzi si ritrovano a fare una stagione inaspettata e quindi c'è questa componente di tensione e di paura che frena spesso le gambe. Io ho il compito di togliergli questa paura e fargli vedere l'altra parte della medaglia. Devono affrontare questa paura e scacciarla perché se vai in campo con la paura di perdere poi succede.
Se va in campo col timore di prendere gol poi lo prendi. Tutti vivono questa tensione e non credo affatto ci sia del menefreghismo. Loro ci tengono davvero tanto, forse troppo e questo gli crea un peso. Ma non possiamo essere pesanti in partenza, altrimenti andiamo sotto. A Pineto, una volta sul 2-0 abbiamo fatto una partita senza senso dal punto di vista tattico, con giocatori che finivano fuori ruolo di continuo per la troppa generosità.
Se mettessi una formazione del genere volontariamente passerei per matto. In quella situazione però abbiamo fatto la prestazione. Così com'è accaduto col Campobasso. Invece dobbiamo farla dall'inizio, senza farci condizionare dalla paura».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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