Una contesa che si preannuncia lunga e complessa si è aperta tra la proprietà del Brescia e l'amministrazione comunale sul futuro dello stadio Rigamonti. Il patron del club lombardo, Massimo Cellino, ha deciso di intraprendere la via legale contestando formalmente la valutazione economica dell'impianto sportivo, aprendo di fatto un nuovo capitolo nella già travagliata questione dell'acquisizione della struttura.
Valutazioni agli antipodi: quando i numeri non tornano
Al centro della disputa si trova una discrepanza valutativa di proporzioni considerevoli. Il Comune di Brescia, desideroso di fare chiarezza sul potenziale valore di mercato dell'impianto, aveva affidato alla società specializzata Praxi l'incarico di redigere una perizia professionale. Il risultato di tale valutazione ha stabilito un prezzo di 16,8 milioni di euro per lo stadio cittadino, cifra che rappresenterebbe la base d'asta in caso di cessione della struttura.
Il responso è stato accolto con evidente disappunto da Cellino, che si era precedentemente mosso con una propria perizia attestante un valore nettamente inferiore: poco più di 6 milioni di euro. Un divario economico di oltre 10 milioni che evidenzia concezioni completamente diverse sul reale valore dell'impianto sportivo.
La reazione del presidente del Brescia non si è limitata a dichiarazioni colorite – il suo commento "Siamo su Scherzi a parte?" non lasciava spazio a interpretazioni – ma si è concretizzata in un'azione formale con il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale contro la valutazione commissionata dal Comune.
Lo stupore dell'amministrazione comunale
La mossa legale ha colto di sorpresa il vicesindaco Federico Manzoni, che ha espresso perplessità sulla legittimità del ricorso: "Un ricorso al Tar si fa se si ritiene che siano stati lesi interessi legittimi. Ma la perizia è un atto interno del Comune, preparatorio all'avvio di una procedura di alienazione".
Manzoni ha inoltre precisato che l'amministrazione comunale non aveva agito autonomamente, ma in risposta a una manifestazione d'interesse proveniente dalla società calcistica: "Il Comune di Brescia aveva fatto fare la perizia non per sfizio, ma perché Cellino aveva preso l'iniziativa, inviando in Loggia una stringatissima nota nella quale diceva di voler approfondire la possibilità di acquisto".
Un chiarimento che sottolinea come la valutazione commissionata a Praxi non fosse un atto ostile nei confronti della società calcistica, ma un passaggio necessario per definire i parametri economici di un'eventuale cessione sollecitata proprio dal club bresciano.
Le implicazioni di un braccio di ferro legale
L'iniziativa legale intrapresa da Cellino potrebbe avere ripercussioni significative sui rapporti tra la società sportiva e l'amministrazione comunale, in un momento particolarmente delicato per il futuro dell'impianto sportivo cittadino. La disputa sul valore economico dello stadio rischia di rallentare qualsiasi progetto di ammodernamento o riqualificazione, lasciando la struttura in una situazione di incertezza.
Il ricorso al Tar rappresenta un'escalation nella dialettica tra le parti che potrebbe complicare ulteriormente il percorso verso una soluzione condivisa. La distanza tra le due valutazioni – quella di Praxi e quella commissionata dal Brescia Calcio – evidenzia visioni profondamente diverse non solo sul valore attuale dell'impianto, ma probabilmente anche sulle sue potenzialità future.
Un futuro incerto per il Rigamonti
La questione della proprietà dello stadio Rigamonti si inserisce in un contesto più ampio che riguarda il rapporto tra club calcistici e amministrazioni comunali nella gestione degli impianti sportivi. La tendenza degli ultimi anni, in linea con quanto avviene nelle principali leghe europee, vede sempre più società interessate all'acquisizione degli stadi per poterne ottimizzare la gestione e incrementare le fonti di ricavo.
Nel caso bresciano, tuttavia, il percorso appare particolarmente accidentato, con posizioni che al momento sembrano difficilmente conciliabili. La significativa differenza tra le valutazioni economiche riflette probabilmente anche diverse concezioni sul potenziale commerciale e sugli investimenti necessari per rendere l'impianto competitivo secondo gli standard moderni.
Il ricorso al Tar potrebbe rappresentare una strategia negoziale da parte di Cellino per ottenere una revisione al ribasso della valutazione comunale, ma rischia di irrigidire ulteriormente le posizioni, allontanando la prospettiva di una soluzione condivisa.
Mentre la battaglia legale si apre, i tifosi del Brescia rimangono in attesa di sviluppi, consapevoli che il futuro della loro squadra passa anche attraverso la risoluzione di questa intricata questione infrastrutturale, fondamentale per garantire al club una base solida su cui costruire i propri progetti sportivi futuri.
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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