Mi auguro che per la maggioranza di voi sia stata una serena Pasqua e pasquetta. Stamane, purtroppo, siamo stati sorpresi da una notizia che ha reso veramente triste la giornata: la scomparsa di Papa Francesco , il "Papa degli Ultimi", che appena ieri, e nonostante le sue condizioni, aveva tenuto il suo discorso pasquale.

Ed il mondo dello sport, con in testa quello del calcio, giustamente ha espresso il proprio cordoglio. Un personaggio che per il suo essere e modo di fare deve essere ricordato a prescindere dall'aspetto religioso, che uno sia cattolico o meno.

Ciò che dispiace è che il lutto, che ognuno deve sentire e vivere come ritiene opportuno, venga mischiato all'ennesima dimostrazione di ipocrisia del nostro calcio. Siamo ufficialmente un Paese laico e da questo punto di vista in maniera lineare il calcio programma lo spezzatino dei vari campionati anche durante la Santa Pasqua ed il lunedì in Albis. Come la serie A che ha giocato ieri e doveva giocare pure oggi. E non come una volta quando la domenica di Pasqua era un giorno sacro e si giocava d'anticipo tutti al sabato. 

Ed invece la FIGC ha scelto sulla spinta umorale, sull'onda del momento e senza minima riflessione: non si gioca. Salvo poi tornare in campo tra quarantotto ore, non rispettando i tre giorni di lutto, per ragioni di calendario così intasato da essere un rompicapo ancor più che un delicato puzzle. E dove sta la coerenza? O siamo uno stato laico sempre o non lo siamo.

L'ennesima ipocrisia consumata in un giorno triste. La sensazione è che il il Dio danaro a forgiare ogni decisione (vogliamo parlare degli ultimi campionati del Mondo?), e che tutto il resto sia facciata. Quindi lutto sì ma alle nostre condizioni, non i tre giorni canonici perché lo stesso derby di Milano di Coppa Italia altrimenti quando si giocherebbe? E ma questo non è e non può essere un problema. Se prendi una strada, come quella del rinvio delle partite in programma oggi, non ha senso giocare mercoledì il derby di Coppa ed il recupero delle altre gare di Serie A

Il calcio italiano, inteso come movimento, ha dimostrato ancora una volta la sua inanità certificata da chi le decisioni le deve prendere. E poi ci vogliamo lamentare di tutto il resto?

Se non si dimostra senno e logica in certe circostante, quando la si dimostra? Eventi luttosi di dimensioni significative non fermano i campionati che però si fermano in questo caso quasi a voler sottolineare un intimo stato d'animo religioso ma non si ferma nei giorni considerati sacri ai cattolici per assecondare lo spezzatino delle televisioni che frutta miliardi.

Ma cerchiamo di avere un minimo di logica, di cognizione e di senno, almeno in queste cose qui, perché altrimenti ogni giorno siamo destinati a fare delle polemiche. Io posso esprimere un mio sentimento: il calcio si ferma quando vuole e non si ferma quando vuole. Decidono loro quando fermarsi, e non va bene. Perché è un puro atto di ipocrisia. Il calcio non si ferma per grandissimi eventi luttuosi. Il calcio si ferma – e molti di voi diranno giustamente e legittimamente – in una giornata così di lutto, però gioca a Pasqua perché deve spalmare lo spezzatino in base alle esigenze televisive. Dov'è la coerenza?

Peraltro, al netto del discorso fatto sin qui vorrei sapere perché devono rimetterci i tifosi. Chi oggi si era organizzato per seguire la propria squadra, aveva intrapreso un viaggio, prenotato treni, aerei, alberghi, magari approfittando e portando con se la famiglia per passare insieme questo giorno, chi lo ripaga? Ma tanto, le persone comuni non fanno rumore. Esattamente quello che va contro il lascito spirituale di Papa Francesco.

Non posso che augurare che il futuro sia di speranza e non di...sperato. Che presto o tardi giungano anche in Federazione persone di buon senso, di giudizio e dalla schiena dritta. Dirigenti che in futuro si dimostrino all'altezza.

Oggi abbiamo toccato forse il fondo del barile dell'ipocrisia. E del domani? Non v'è certezza.

Sezione: In Copertina / Data: Lun 21 aprile 2025 alle 21:00
Autore: Marco Pompeo
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