"A volte è difficile fare la scelta giusta perché o sei roso dai morsi della coscienza o da quelli della fame”. Questa frase del grande e compianto Totò sembra fare da paradigma a certe affermazioni collegandosi alla terra d’origine del direttore sportivo Michele Ciccone. Per lui, classe 1955, nato a Napoli, una vita passata sui campi da calcio, prima da calciatore tra i semiprofessionisti arrivando a vestire la maglia della nazionale di serie D, infine nei panni di direttore sportivo professionista. Ciccone in carriera vanta importanti esperienze lavorative con passaggi in cadetteria tra Bari e Vicenza e nella massima serie, nella Genoa rossoblu. Il curriculum si arricchisce di esperienze quasi al limite dell’impossibile, dove a Campobasso, in serie C, sotto la gestione Capone, realizza una salvezza miracolosa centrando a stagione in corso gli uomini giusti con una squadra che vantava anche penalizzazioni in classifica. Lucchese, Como e soprattutto Carrarese in carriera, dove con la squadra gialloblu centra un’altra delle mission impossible: la conquista dei play off per la B nella stagione 2017-2018. Tra le varie plusvalenze accreditabili a Ciccone ci sono quelle legate a Mandragora, Izzo, Acerbi, Criscito e Fedato. Uomo fidato, per lui garantisce un certo Osti che per il Rimini avrebbe rifiutato anche un’offerta proveniente dalla Calabria calcistica che lo avrebbe arricchito non solo sul piano umano ma anche nel portafoglio. Ma chi conosce Ciccone sa benissimo che in realtà si può fare grande calcio anche con fatturati e ingaggi medio-bassi l’importante che ci sia dietro una prima squadra, un settore giovanile in grado di divenire una fucina straordinaria di giocatori a dispetto di tutti quei club che invece non investono abbastanza nei settori giovanili e preferiscono fare trading pensando che solo così si fa business. Non è vero. Con buona pace di agenti e procuratori, viene ancora sfornata da qualcuno, la vecchia ricetta della nonna che partiva da semplici ingredienti per rendere il piatto unico al mondo.
Ciccone si è parlato di un suo avvento a Rimini, quanto c’è di vero?
“Ho parlato telefonicamente con il presidente Rota, illustrando un progetto comune che potesse rafforzare il Rimini sul piano tecnico ed economico. Il nostro intento era quello di arricchire l’organigramma societario supportando il presidente nelle scelte iniziali andando a centrare gli ultimi obiettivi per completare la rosa con la presenza del direttore sportivo Pietro Tamai, col quale ho un rapporto cordiale e di stima visto che ci conosciamo da almeno due anni”.
Quindi conferma l’indiscrezione data dalla nostra redazione?
“Certamente! Vorrei precisare delle cose (aggiunge Ciccone): “ Col presidente Rota, persona unica, forse rara nel mondo del calcio, si è parlato per un possibile incontro ma mai di un ribaltone come affermato dall’esterno. Il mio ruolo prevedeva la gestione dell’area tecnica con la presenza di Pietro Tamai. L’intento era quello di rafforzare un gruppo che potesse soddisfare la richiesta del presidente, il quale ribadiva di voler vincere il campionato. Per accontentare la sua richiesta era necessario completare la rosa con pedine importanti che arrivassero dal mercato di serie C, non per forza dei nomi altisonanti, ma persone che dessero le garanzie necessarie in categoria per centrare l’obiettivo prefissato dal club. Aggiungo (prosegue Ciccone) sorridendo, che Altinier non è mai stato contattato dal sottoscritto.
Il rafforzamento tecnico con la sua presenza al fianco di Tamai prevedeva l’allontanamento di Mastronicola e l’avvicinamento del tecnico Di Napoli?
“ Smentisco anche questa notizia. Di Napoli è richiesto da due club del Sud e avrebbe voluto fortemente Rimini, ma perso il treno ha deciso di proseguire seppur con rammarico la propria avventura calcistica altrove. Rimini per lui rimane un sogno che un giorno potrebbe trasformarsi in realtà, ma non oggi”.
Quindi sostanzialmente lei doveva prendere il ruolo che doveva essere assegnato ad Alfredo Cardinale o a Gianluca Stambazzi (nome fatto dalla nostra redazione)?
“Sì”.
Le chiedo a questo punto cosa ci sia di male a vedere un presidente che chiede un rafforzamento a livello societario e una persona d’esperienza per il calcio.
“Nulla(sorride). Spiegatelo voi a me in quanto ho letto cose davvero assurde che hanno destabilizzato l’ambiente portando a una trattativa avvenuta solo telefonicamente tra me e il presidente ad essere bruscamente interrotta.
Ho imparato a conoscere il presidente in questo periodo e credo che così facendo si rischia di perdere una persona pulita, trasparente che vuole fare calcio in città. Rimini potrebbe avere un grande potenziale ma in questo momento si rischia di perdere una persona affidabile che semplicemente ha bisogno di essere aiutata visto che è la prima esperienza nel calcio”.
Ciccone a questo punto trattativa chiusa?
“Bisognerebbe chiederlo al presidente”.
Autore: Daniele Manuelli
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