Papa Francesco è deceduto questa mattina, lunedì 21 aprile, all'età di 88 anni. Il Pontefice si è spento a Casa Santa Marta, la residenza vaticana dove aveva scelto di vivere sin dall'inizio del suo pontificato, rifiutando l'Appartamento apostolico. A dare l'annuncio è stato il cardinale Farrell con queste parole: «Alle 7.35 il Vescovo di Roma è tornato alla casa del Padre».

Jorge Mario Bergoglio, primo Papa gesuita della storia, si è congedato dal mondo dopo quasi dodici anni di pontificato, iniziato il 13 marzo 2013, quando il conclave lo elesse successore di Benedetto XVI. Un papa venuto "quasi dalla fine del mondo", come lui stesso disse nel suo primo saluto dalla Loggia delle Benedizioni, che ha portato nella Chiesa uno sguardo nuovo, quello che lui stesso definiva "lo sguardo di Magellano".

Figlio di emigrati piemontesi - il padre Mario ragioniere impiegato nelle ferrovie e la madre Regina Sivori casalinga - Bergoglio era cresciuto nel barrio Flores di Buenos Aires, al numero 531 di calle Membrillar, in un quartiere popolato principalmente da italiani. Dopo il diploma da perito chimico e un cammino vocazionale iniziato presto, a ventun anni entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù a Cordoba, a settecento chilometri dalla capitale argentina.

L'elezione al soglio pontificio del cardinale di Buenos Aires fu una sorpresa per molti, ma non per chi conosceva il suo profilo: Bergoglio era già stato candidato dai "progressisti" nel conclave del 2005 che elesse invece Ratzinger. La scelta del nome "Francesco", mai adottato prima da un pontefice, fu il primo segno del cambiamento che stava per iniziare. Lo raccontò lui stesso pochi giorni dopo: «"Non dimenticarti dei poveri", mi aveva detto il francescano Hummes, che mi sedeva accanto. Quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri... Ho pensato subito a Francesco d'Assisi. Poi ho pensato alle guerre, e Francesco è l'uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore… Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!».

Una delle prime decisioni che colpì l'opinione pubblica fu quella di restare a vivere nella camera 201 di Casa Santa Marta, l'albergo vaticano che ospitava gli elettori durante il conclave, rinunciando all'Appartamento apostolico che gli appariva come "un imbuto rovesciato". «Non posso vivere da solo», spiegò, rompendo così con una tradizione secolare e mostrando subito il suo desiderio di normalità e vicinanza.

Il pontificato di Francesco è stato segnato da un forte impulso al ritorno all'essenzialità del messaggio evangelico. Come amava ripetere, il cuore del cristianesimo sta "nelle Beatitudini e nel capitolo 25 del Vangelo di Matteo, lì c'è tutto", riferendosi al passo in cui Gesù identifica i criteri del giudizio finale: aver sfamato gli affamati, dissetato gli assetati, accolto lo straniero, vestito gli ignudi, visitato i malati e i carcerati.

I viaggi apostolici sono stati il cuore del suo magistero. Francesco ha portato la voce della Chiesa nelle periferie del mondo, dando visibilità agli "scartati", a coloro che sono dimenticati dai grandi mezzi di comunicazione. Memorabile il suo primo viaggio internazionale, compiuto a sorpresa a Lampedusa, dove denunciò la "globalizzazione dell'indifferenza" verso i migranti che perdono la vita nel Mediterraneo, divenuto "un grande cimitero".

Sul piano delle relazioni internazionali, il pontificato di Bergoglio ha affrontato diverse sfide cruciali: il dialogo con la Cina, culminato nell'"accordo provvisorio" del 2018 sulla nomina dei vescovi; l'amicizia con l'Islam, suggellata dal "Documento sulla fratellanza umana" firmato nel 2019 a Dubai con il Grande imam di Al Azhar Ahmad Al-Tayyeb; il viaggio storico in Iraq nel 2021, dove incontrò il grande ayatollah sciita Ali Al-Sistani; l'avvicinamento al mondo ortodosso, con lo storico incontro nel 2016 con il patriarca di Mosca Kirill, il primo tra un Papa e un patriarca moscovita.

La sua terza enciclica, "Fratelli tutti", riassume la sua visione di un mondo in cui "tutto è connesso": la devastazione ambientale, l'ingiustizia economica, la "cultura dello scarto" e la tragedia delle migrazioni sono espressioni di quella che ha definito "la terza guerra mondiale combattuta a pezzi". Per esprimere il dolore per queste realtà, scelse un verso dell'Eneide di Virgilio: "Sunt lacrimae rerum et mentem mortalia tangunt", a indicare il dolore delle cose e delle vicende umane che toccano la mente e il cuore.

Sul fronte delle riforme interne, Francesco ha avviato un processo di decentramento della Chiesa, valorizzando il ruolo del Sinodo dei vescovi e creando un "Consiglio" composto da cardinali provenienti da tutti i continenti. Le sue nomine cardinalizie hanno premiato spesso piccole realtà periferiche a scapito delle sedi storiche, rendendo il collegio cardinalizio meno eurocentrico e più rappresentativo del Sud del mondo.

Non sono mancate le opposizioni al suo pontificato, soprattutto da parte delle frange più conservatrici della Chiesa, in particolare negli Stati Uniti, e da chi tentava di contrapporlo a Benedetto XVI. Francesco ha però reagito con fermezza, proseguendo la "tolleranza zero" contro la pedofilia iniziata dal suo predecessore e arrivando a togliere la porpora all'ex cardinale di Washington Theodore McCarrick, un caso che non aveva precedenti dal 1927.

Durante un volo di ritorno dal suo primo viaggio internazionale a Rio de Janeiro, rispondendo a una domanda sulla presunta "lobby gay" in Vaticano, pronunciò una delle frasi più celebri del suo pontificato: «Si deve distinguere il fatto che una persona sia gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, tutte le lobby non sono buone. Ma se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicare?».

Una delle immagini più potenti del suo pontificato rimane quella della messa celebrata sotto la pioggia a Tacoblan, nelle Filippine, davanti ai sopravvissuti del devastante tifone Yolanda. In quell'occasione, guardando i volti in lacrime di chi aveva perso tutto, Francesco mise da parte l'omelia preparata e disse semplicemente: «Io non so che cosa dirvi. Il Signore sì, sa che cosa dirvi».

Papa Francesco raccontava spesso che il suo primo contatto con la fede cristiana lo aveva ricevuto dalla nonna paterna, Rosa, e per questo amava citare i versi di Friedrich Hölderlin dedicati alla propria nonna: "che l'uomo mantenga quel che il fanciullo ha promesso". Come il suo ispiratore San Francesco Saverio, il primo missionario gesuita morto guardando la Cina che non era riuscito a raggiungere, anche Bergoglio non ha potuto vedere completati tutti i processi che aveva avviato. Ma come amava ripetere: "il tempo è superiore allo spazio" e l'essenziale è "aprire processi". Il resto, secondo la sua visione di fede, verrà: «Dio ci "primerea", ci anticipa, sempre».

Sezione: Attualità / Data: Lun 21 aprile 2025 alle 10:15
Autore: Ermanno Marino
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