Franco Cinque, primo sorriso per il Manfredonia in un periodo organizzativo, gestionale e anche ambientale complicato. «La storia del Manfredonia negli ultimi mesi è conosciuta da tutti: abbiamo seriamente rischiato il fallimento, tant’è che a pochi giorni dal termine ultimo per l’iscrizione eravamo senza una società. Siamo ripartiti da zero: dopo Ferragosto, non lo nego, avevamo difficoltà pure ad acquistare il materiale tecnico. Mi è stato chiesto di allenare la squadra: per me è stato un salto del buio, ma io, da manfredoniano doc, avrei mai potuto dire di no? Dopo 70 giorni, siamo ancora in fase di assestamento e le difficoltà sono all’ordine del giorno, ma siamo vivi».
Si è vociferato, prima del successo contro il Gallipoli, che la sua posizione fosse a rischio. «Mi viene da sorridere: per quale motivo dovrei, o avrei dovuto essere in discussione? Nonostante tutto, la squadra è a sei punti, è in linea con l’obiettivo salvezza e tra me e i calciatori e la società il rapporto non è splendido, ma di più. Forse ci manca un po’ di identità, ma in 70 giorni non è mica semplice… ».
E in più vi manca anche la gente: Miramare ancora inagibile per ospitare il pubblico sugli spalti. «Gravissimo danno, sia morale che economico. La spinta del nostro pubblico sarebbe fondamentale, soprattutto in un Miramare che da sempre è stata la dimora calorosa del Manfredonia. Ma pensate pure ai mancati incassi: il nostro è un budget circoscritto e i sacrifi ci per andare avanti quotidianamente sono tanti. Per fortuna, purtroppo solo dall’esterno, la Gradinata Est ci è vicino».
Un Manfredonia un po’ anomalo quello costruito in estate: moltissimi calciatori sono neofiti nel girone H. «Il girone H è meravigliosamente complesso rispetto agli altri, ma quando si parte così in ritardo bisogna fare di necessità virtù: le qualità tecniche dei ragazzi sono ottime, forse anche eccellenti, ma allenare un gruppo del tutto nuovo non è stato semplice. Fondamentale è stato l’arrivo del ds Scuotto che mi ha dato una grossa mano. Ora c’è più comunione d’intenti, ma fi no a poche settimane fa pregavo affi nché nessun under si infortunasse perché non avevo cambi…».
Domenica arriva il Barletta, squadra da lei allenata per due stagioni: per quale motivo fu contestato? «Non mi è mai stato chiaro, sono sincero. Ci fu forse un misunderstanding qualche mese dopo il mio arrivo, ma io a Barletta ho ancora tanti amici e il rapporto col presidente Dimiccoli è splendido, tant’è che ancora mi ringrazia. Qualcosa, all’epoca, fu strumentalizzato, ma fa parte del passato».
Mister, per concludere: quanto è importante salvare la categoria? «È fondamentale: la gente, per strada, mi chiede di fare di tutto per evitare di retrocedere. Qui a Manfredonia, il calcio ha un valore sociale. Il mio non è un lavoro, ma una missione: il Manfredonia si salverà nonostante le mille diffi coltà, di questo ne sono certo».
Autore: Massimo Poerio
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