C'è un filo sottile che lega la Galizia alle Dolomiti. Un filo fatto di vento e roccia, di mare e montagna, di storie che sembrano lontane e invece finiscono per intrecciarsi nel modo più imprevedibile. Da una parte, Verín, cittadina galiziana dove l'oceano si sente nell'aria, anche se non si vede. Dall'altra, la provincia di Belluno, circondata da monti che si alzano come sentinelle di pietra. In mezzo, un ragazzo con la fascia al braccio e un accento che porta il suono delle onde, all'interno di uno spogliatoio granitico: Pablo Perez.
LINGUAGGIO DEL CAMPO - Capitano. Leader. Trascinatore. Uno di quelli che non hanno bisogno di troppe parole per farsi capire. Il linguaggio è quello del campo: un contrasto deciso, un lancio calibrato, uno sguardo che vale più di mille discorsi. Ora, però, il difensore spagnolo è fermo ai box, bloccato da un infortunio. E per uno come lui, che ha sempre vissuto il calcio al massimo, restare a guardare è forse la sfida più dura da affrontare.
Ma la storia di Pablo non è mai stata solo una questione di piedi. È testa, è carattere, è quella capacità di rimanere "dentro" la partita, anche quando non puoi giocarla. Perché un vero leader non si vede solo nei giorni in cui tutto fila liscio. Si vede quando deve stringere i denti, aspettare e trovare il modo di esserci, pur senza indossare le scarpe con i tacchetti e la divisa. E anche in questo Pablo è un maestro: «Ora sono contento, perché sei settimane fa abbiamo capito il reale problema e, di conseguenza, come trattarlo. Mi sto curando, lavoro sodo e spero con tutto il cuore di rientrare quanto prima. E al meglio».
DOPO LA PAUSA - Perez morde il freno: «Quando non sei sul rettangolo verde ogni giorno, inutile nasconderlo, non è facile. Ma sono sempre rimasto vicino al gruppo, tra un consiglio e, perché no, anche un rimprovero. Tuttavia, questo è un gruppo davvero importante: sereno e unito, nelle difficoltà fa emergere i propri valori. E riesce sempre a reagire dopo una sconfitta o un infortunio». Lo scorso weekend non si è giocato: «La pausa è arrivata al momento giusto. Avevamo qualche infortunato e c'era bisogno di recuperare forze ed energie».
TRASFERTA DURISSIMA - La tavola è apparecchiata per il rush finale. A questo proposito, il campionato riparte domenica 23 marzo (ore 14.30) con la trasferta di Montecchio Maggiore. E Perez mette in guardia chiunque: «Sarà una partita difficilissima, tosta. Una delle più dure della stagione. Perché i nostri avversari avranno una delle ultime chance di conquistare la salvezza. A fare la differenza potrebbero essere i piccoli dettagli».
A RUOTA - Nel frattempo, a ruota della SSD Dolomiti Bellunesi ci sono sempre più sostenitori: «Ora si sono aggiunti pure diversi giovani. E ci seguono ovunque, anche in trasferta. Questo mi riempie d'orgoglio: rivolgo a tutti un particolare ringraziamento. Se vogliamo raggiungere traguardi di rilievo, i tifosi non possono che essere un valore aggiunto. Vedere le tribune piene, come nelle ultime partite, per noi giocatori è di imprescindibile importanza. Non c'è cosa più bella».
Autore: Redazione Notiziario del Calcio / Twitter: @NotiziarioC
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