Domenica prossima si terrà un incontro di altissima importanza nel girone D della Serie D, un evento che calamiterà l'attenzione di tutto il massimo campionato dilettantistico e non solo. Parliamo naturalmente del derby di Romagna tra Forlì e Ravenna che si giocherà allo Stadio Tullo Morgagni dove l'atmosfera sarà infuocata: già polverizzati i tagliandi di tribuna centrale, laterale Monte e laterale Emilia andati sold out. Oggi dalle 15:00 riaprirà la biglietteria per gli ultimi posti disponibili rimanenti nel settore gradinata.
Capolista e vice-capolista sono attese da un match che potrebbe rivelarsi determinante per la corsa alla Serie C. Attualmente, il Forlì occupa la prima posizione con 66 punti conquistati in 27 partite, frutto di 21 vittorie, 3 pareggi e 3 sconfitte. Il Ravenna segue da vicino al secondo posto con 64 punti, avendo sin qui totalizzato 20 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte.
Per i numeri è una sfida assolutamente equilibratissima, avendo uno score veramente molto simile. Allo stesso tempo, il i ragazzi allenati da Alessandro Miramari vantano un attacco più prolifico con 58 gol realizzati, contro i 49 della squadra affidata a Marco Marchionni. Identico, invece, il numero di reti subite che per entrambe è di appena 15.
Ad aggiungere pepe all'incontro, la sentita rivalità tra le due opposte tifoserie. E se i biancorossi arrivano da uno striscia di ben sette vittorie di fila, i giallorossi giungono alla sfida dopo aver posizionato in bacheca la prima Coppa Italia Serie D della sua storia ottenuta superando il Guidonia ai calci di rigore in finale. Per giocare d'anticipo la sfida abbiamo contattato il collega Matteo Tartaretti di Forlì Today.
Stadio che va verso il sold-out, sfida attesissima e tifosi pronti a spingere, da un lato e dall'altro, la propria squadra. Quanto peserà l'atmosfera sull'andamento della partita e, di conseguenza, il fattore casa?
«Ho sempre pensato che il pubblico sia il dodicesimo uomo in campo. Per quella che è la mia esperienza da cronista sul campo, c'è proprio una spinta emotiva. Ravenna sicuramente con la nuova proprietà hanno riportato entusiasmo e ritrovato il pubblico dei tempi migliori che gli ha dato una spinta, non a caso sono in serie positiva da ventidue giornate. Il Forlì è venuto fuori invece sul lavoro, sulla costruzione di una squadra che si pensava essere buona ma non fino a questo punto. Inoltre, la tradizione calcistica degli ultimi decenni dice che la Serie C manca da più di 10 anni quindi c'è stato un progressivo allontanamento dei tifosi. Adesso finalmente, invece, la gente dice: "forse allora è la volta buona" e quindi domenica ci sarà sicuramente tanta gente e questo spingerà entrambe le formazioni perché comunque ci saranno sia tanti tifosi del Ravenna ma, soprattutto, tanti tifosi del Forlì».
Entrambe le formazioni sono in grande forma, strisce positive di risultati importanti per entrambe. Il Ravenna arriva dal successo di Coppa che in caso di ripescaggi gli dovrebbe dare anche un bonus per essere su in graduatoria. Il Forlì arriva da sette successi di fila, quindici nelle ultime sedici. Sembra difficile, ma c'è da questo punto di vista chi arriva meglio a questa sfida?
«Secondo me è un cinquanta e cinquanta. Forse, e dico forse, non lo so, magari è una sciocchezza, il fatto che il Ravenna ha dato un piccolo seguito alla sua settimana cioè non l'ha stravolta, perché c'è stata la sosta per il torneo di Viareggio. Il Forlì si è fermato, invece, per quindici giorni. Utile per recuperare qualcuno che non stava bene, però adesso non dico che si perde il ritmo, non ci credo, però chi lo sa: magari questa leggera differenza tra le due squadre potrebbe rappresentare una differenza con un impatto sul match. Però, secondo me le squadre arrivano tutte e due in salute e penso con tutti gli effettivi d'ambo le parti. Quindi sono dell'idea che sia una partita veramente da triplo risultato».
Se tutte e due le formazioni hanno subito lo stesso numero di gol, il Forlì ha il primato per il migliore attacco. Mi ha colpito il fatto che questa prolificità sia stata ottenuta grazie ai gol di più giocatori dove manca il tipico attaccante da oltre venti reti a questo punto della stagione.
«Questa è un po' la tipicità del gioco del mister, di Alessandro Miramari che porta tanti giocatori sopra la linea della palla, giocando poi con le tre punte e i centrocampisti alti offensivi, spesso e volentieri hanno segnato a rotazione. Non sono le classiche punte da 20-30 gol a stagione però ci sono tanti giocatori che hanno nei piedi dieci, dodici, tredici gol quindi ognuno ha portato il suo contributo. A differenza del Ravenna che invece ha basato il suo mercato su giocatori di alto profilo come Manuzzi, Di Renzo, Lo Bosco, tutta gente che se guardi il curriculum hanno 20 gol all'attivo. Tipologie di giocatori differenti e anche un modo di giocare differente perché comunque per quello che dicono gli opinionisti il Forlì ha un gioco più bello da vedere rispetto a quello del Ravenna. Poi, alla fine conta il risultato quindi bello o meno c'entra poco».
Se vogliamo trovare una differenza sotto questo aspetto, quindi, è che il Forlì è meno prevedibile?
«In questo senso sì, potrebbe avere più possibilità. Se per il Ravenna magari ti puoi concentrare principalmente sulle due punte, che sai che vengono servite quelle perché il loro gioco, più o meno, è quello lì, il Forlì può essere più imprevedibile perché ha dimostrato di saper far male con più interpreti. Questa sì dovrebbe essere un'arma che mister Miramari ha sempre coltivato e che ora potrebbe anche portargli dei benefici da questo punto di vista».
Parlando proprio di Miramari, che tecnico ha conosciuto la piazza di Forlì e quali sono le principali di qualità di questo allenatore?
«L'ho dovuto scoprire anch'io perché è una persona nuova che è arrivata quest'anno. Aveva un trascorso a Corticella, una piazza piccola dove ha ottenuto dei risultati incredibili. Quindi inizialmente avevo anch'io tanta curiosità e mi domandavo soprattutto se sarebbe riuscito a portare le sue idee in una piazza come quella di Forlì, idee di calcio innovativo, un modo di interpretare il calcio diverso. Anche negli allenamenti che non sono le classiche preparazioni. Alla fine dei conti le sue idee stanno pagando. Ha una visione diversa, un modo di interpretare il calcio differente. Lui dice sempre che la sua gara ideale sarebbe un 5-4. E se al novantesimo un suo terzino non sale perché c'è la possibilità di far gol, ma vuole indietreggiare per proteggere il risultato, lui si arrabbia. Perché la sua filosofia è quella di andare, osare se c'è la possibilità. Ha sempre raccontato questa cosa qui ed effettivamente il Forlì lo ha sempre anche dimostrato in campo. Come nell'ultima col Prato in trasferta, non si è accontentano dell'uno a zero, segnando il secondo, poi il terzo ed il quarto. Insomma di fare gol finché si può. Questa è una filosofia particolare che sicuramente ti porta poi a scoprirti, ad avere magari degli uno contro uno, a giocare in maniera diversa sulla fase difensiva però il Forlì ha comunque allestito una rosa in difesa che dei nomi importanti. Infatti lo dimostrano i gol subiti».
Cosa ha permesso al Forlì allora di essere, a questo punto della stagione, in testa alla classifica considerando anche un investimento decisamente inferiore allo stesso Ravenna?
«Il Ravenna secondo me non si aspettava nemmeno di avere, diciamo così, fra le scatole ancora il Forlì. Magari nella loro idea era il fatto di aver fatto una rosa talmente forte da arrivare a staccare a un certo punto del campionato le concorrenti. Cosa che è venuta con tutte tranne che col Forlì. Sui biancorossi c'è sicuramente da dire una cosa. C'è un blocco Corticella che viene da Bologna insieme al mister, che è un blocco che aveva lavorato bene. Poi sono stati aggiunti altri giocatori, qualcuno era già stato a Forlì, altri sono arrivati e sicuramente hanno dimostrato di essere una squadra valida. Inoltre, si è formato un bel gruppo e veramente sta lavorando molto, molto bene il gruppo. Senza considerare però che nel mezzo hai gente come Saporetti, Petrelli, Sbardella che viene dalla Sambenedettese, Drudi... insomma hai giocatori che hanno un curriculum importante. Però messi tutti insieme bisognava vedere se avessero poi funzionato a dovere. Evidentemente l'idea di Miramari li ha convinti e li sta portando ad avere questi risultati».
Pare di capire che il fuoriclasse del Forlì sia il gioco. Dovendo però individuare un fuoriclasse o un leader, chi potrebbe essere decisivo nel big match del Morgagni?
«Il Forlì ha un fuoriclasse non un leader, che sicuramente è Elia Petrelli. È un giocatore di 23 anni con una storia particolare che era senza squadra quest'estate, se non l'avesse preso il Forlì noi non sappiamo dove sarebbe andato a giocare. Lui è di Savignano, venne preso dalla Juventus e poi venne infilato nello scambio con Rovella se ricordo bene e passò al Genoa. Dopodiché il club ligure ha cominciato a prestarlo in giro, sa in serie B che in serie C ma non è riuscito a trovare continuità e nonostante le doti incredibili si era un po' perso come giocatore. Il Forlì ha voluto scommettere su di lui e qui Petrelli ha trovato un gruppo che lo sostiene e qui + rinato. Sta facendo vedere delle cose importanti a livello di calcio. Non è un leader nel senso che non è uno che si carica la squadra sulle spalle ma giova della forza della squadra per venire fuori. Ha fatto vedere delle giocate incredibili, tocca la palla in maniera differente rispetto agli altri e si capisce perché l'aveva preso la Juventus. Meritava altre categorie con le doti che ha, poi si è trovato qui ma sta facendo vedere di poter ambire se non altro alla serie C almeno. Penso che se lui farà il Petrelli che conosciamo sicuramente può essere un valore aggiunto, chiaro che non potrà essere solo lui».
Il risultato finale di domenica impatterà con decisione sulla lotta promozione?
«Io ho un'idea molto chiara: qualunque sarà il risultato non sarà determinante secondo me. Perché se vincesse il Forlì andrebbe a +5 ma ci sono ancora sette gare da giocare ed i biancorossi dovranno incontrare Pistoiese, Sasso Marconi, Piacenza... e quindi non avrà un cammino semplice. La stessa cosa per il Ravenna. Se dovesse vincere il Ravenna andrebbe a +1 e nelle prossime sette dovrà incontrare Tau Altopascio, Lentigione, Progresso... tutte squadre molto ostiche. Il risultato peserà a livello psicologico ma per me non sarà determinante perché ci saranno ancora 21 punti disponibili e son tanti. Forse il Forlì se vincesse, con cinque punti di vantaggio, potrebbe magari pensare di gestire ma già basta una sconfitta che il Ravenna tornerebbe a -2. Quindi non è da dire che il campionato è chiuso, anzi bisogna entrambe le squadre dovranno avere la lucidità di capire che qualunque sia il risultato non sarà determinante».
Ultima domanda scontata: il pronostico finale di domenica?
«Preliminarmente dico che per il campionato impressionante che stanno facendo, guardando le squadre dei nove gironi della serie D, meriterebbero di salire entrambe in serie C. Purtroppo non è così anche visto il regolamento dei play-off che non valgono niente ma contribuiscono solo a stilare una graduatoria per eventuali ripescaggi. Potrei dire Forlì ma è più forse una speranza dettata dal fatto di essere forlivese. Chiaramente il pallone è tondo quindi io non posso dire che il Ravenna sia inferiore perché non lo è. Il Ravenna ha una rosa incredibile, se uno guardi i nomi sono 30 giocatori titolari in qualunque altra formazione. Con un allenatore (Marchionni, ndr) che ha oltretutto dimostrato di saper già vincere il campionato di serie D (col Novara, ndr). Parliamo di una corazzata lì. Allo stesso tempo il Forlì è un'ottima squadra e nonostante questo è anche davanti, a maggior ragione dà ancora più merito al lavoro fatto fino adesso da Miramari e dai suoi ragazzi. Però è una partita che per me è apertissima, non si può dire che ci sia un favorito. Forse il fattore campo... chissà potrà incidere».
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