“È arrivato il momento di dire basta, mi dimetto”. Esordisce così Roberto Di Paolo, presidente dell'Ostiamare, nella conferenza stampa convocata per chiarire la “vicenda Anco Marzio”.

Una storia infinita ma che, almeno per quanto riguarda l’attuale proprietà dell’Ostiamare, sembra ormai arrivata ai titoli di coda: “Ho fatto tutto ciò che era in mio potere, andando magari anche oltre quelli che sono i normali obblighi che spetterebbero ad un privato. In questi anni ho dovuto far fronte mio malgrado ad una situazione figlia di un passato che non mi appartiene ma che per il bene dell’Ostiamare ho cercato di indirizzare verso un futuro che vedesse questo club ai vertici. L’impianto ereditato, con tutte le ormai tristemente note problematiche sono però diventate un fardello troppo grande per me e perciò mi dimetto dal ruolo di Presidente. Adesso è doveroso che tutte le parti, a partire dal Comune di Roma, ricoprano un ruolo attivo nella risoluzione di una vicenda divenuta insostenibile per un solo imprenditore che, ripeto, non ha mai lesinato sforzi economici e risorse. Quando si parla di Ostiamare, nelle istituzioni viene sempre rimarcato il patrimonio che questa società rappresenta per il territorio. Se è davvero così ognuno ora faccia la sua parte per salvarla”.

Energie, quelle della proprietà, dilapidate in un percorso che l’ing. Filippo Palombini ha riassunto in apertura di conferenza: “Stabilite le irregolarità strutturali dell’impianto dopo i rilievi fatti dalle autorità competenti ci siamo impegnati e abbiamo presentato il progetto di riqualificazione generale dell’Anco Marzio di cui siete a conoscenza. Abbiamo concordato con le istituzioni un cronoprogramma dei lavori che negli anni portasse a riqualificare la struttura tenendo comunque le porte aperte al pubblico. Non a caso a Settembre è stato garantito l’accesso durante le partite, salvo poi tornare ad una condizione di inaccessibilità. Questo perchè ci è stato chiesto, prima di poter proseguire con la riqualificazione, di effettuare prima la demolizione di tutte le opere abusive. Richiesta di fatto incompatibile con la possibilità da parte della società di garantire la normale funzione sportiva e sociale dell’impianto”. In chiusura l’ingegnere ci ha tenuto poi a sottolineare un particolare aspetto della vicenda: “Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si è voluto accollare all’attuale proprietà una gigantesca opera di demolizione frutto della gestione pregressa, richiesta a dir poco incompatibile con una concessione che si estende fino al 2031”.

Quale futuro ora per l’Ostiamare? “Nella mia esperienza come presidente di club calcistici ho sempre tenuto fede agli impegni presi. In trentacinque anni ho digerito sul campo sconfitte cocenti, così come ho gioito per incredibili vittorie e trionfi sportivi, ma se c’è un aspetto di cui vado ancora più fiero è stata la capacità di mantenere sempre la parola data. Ecco perchè ci tengo a dire che, anche se da oggi non sarò più il presidente, fino al 30 giugno tutti gli impegni presi saranno onorati e sarà il direttore Ettore Placidi ora a farsi carico della responsabilità di guidare il club. Dopo quella data però, se lo stato delle cose sarà quello attuale, dovranno essere altri ad erigersi a difesa di questo patrimonio proprio così come ho fatto io in questi anni”.

Sezione: Serie D / Data: Mer 06 novembre 2024 alle 21:15
Autore: Luigi Redaelli
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